sala polifunzionale
ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
Ispirato alle tecniche del Teatro dell’Oppresso di Augusto Boal, il film mostra una serie di atti performativi che si concentrano sulle dinamiche collettive e sugli esercizi di sguardo in una piazza pubblica. Al confine tra fiction e saggistica, l’obiettivo è coinvolgere il cast di attori non professionisti in dibattiti sull’identità, la cura, la famiglia, la coscienza di classe e la visibilità sociale e politica attraverso azioni e parole.
Al di fuori del copione, le immagini sono delicatamente ricettive della personalità e dei mondi emotivi del cast e si pongono come una potente testimonianza del Brasile contemporaneo, con la sua ricca multiculturalità e le sue disuguaglianze strutturali. Ad accompagnarle, una colonna sonora ipnotica del percussionista Homero Basílio, che utilizza strumenti radicati nel Nordest brasiliano.
Il film non è solo una riflessione sulle dinamiche di potere radicate nel colonialismo – e su come queste possano essere legate a chi tiene la telecamera – ma anche una provocazione per lo spettatore. Utilizzando gli strumenti dell’arte e della pedagogia radicale per riposizionare le storie di persone emarginate e rese invisibili, il lavoro promuove modi per ripensare collettivamente la realtà e immaginare alternative.