performanceSe ci fosse luce sarebbe bellissimoatto unico per dieci corpi e strumenti elettronici di Elena Bellantoni
sale del Museo
ingresso libero fino a esaurimento posti
Come fili di un unico gomitolo, corpi e stoffe si incontrano nello spazio, evocando la ricerca di luce che nasce anche nell’ombra.
L’azione performativa site-specific scritta prende forma all’interno dello spazio museale: l’artista dissemina come un lungo gomitolo i performer nelle differenti sale del Museo. Come fosse una tessitura-relazionale tra gli abiti scultura e lo spazio, attraverso una partitura di gesti individuali e di forme che si concludono con un’azione collettiva, l’artista esplora il concetto di habitus, ovvero l’insieme dei comportamenti spontanei che concorrono a definire l’individualità dell’essere umano.
Gli abiti che ha prodotto, indossati dai performer, sono di lino rosa per alludere al corpo e in velluto grigio-azzurro per richiamare le tute da lavoro. I vestiti/sculture presentano una forma trapezoidale che ricorda le grandi gonne dei dervisci danzanti, i vestiti futuristi e le tuniche della Medea e del Decameron di Pasolini. La forma accoglie il corpo maschile e il corpo femminile, dando alla figura un aspetto onirico. Il titolo prende in prestito alcune parole dell’ultima lettera di Aldo Moro (5 maggio, 1978) scritte alla moglie Eleonora Chiavarella: nella sua situazione tragica di chiusura ed isolamento, consapevole della fine vicina, si esprime con queste parole: “se ci fosse luce sarebbe bellissimo”.
Elena Bellantoni e Francesca Romana Sestili coreagrafia
Gruppo Controchiave Danza: Laura Bisio, Federica Damiani, Laura Danieli, Raffaella Geraci, Lucia Marino, Jean Michel Marthey, Nicoletta Jannitti, Isabella Rossi, Giulia Vigo performer danzatori
Alessio Gabriele e Maria Cristina De Amicis performer musicisti
Elena Bellantoni script
Abiti prodotti in collaborazione con Dino Zoli Textile
